giovedì 1 agosto 2019

Vi saluto col sorriso

È giunto il tempo si separarci e me ne voglio andare col sorriso così come qualche decennio fa scriveva don Vittorio Chiari in partenza dall'oratorio cittadino di Reggio. Prendo spunto dalle sue parole perché, in un qualche modo, assieme ai miei colleghi, stiamo cercando di portare avanti l'opera da lui iniziata in diocesi. Opera che non si concentra più sul territorio di Santa Croce ma che, grazie anche a questi circa tre anni di cammino con voi, si sta sviluppando a macchia di leopardo in diversi oratori sparsi sul territorio diocesano.
Le nostre strade però adesso prenderanno due direzioni diverse (ma spero non opposte). Quanto ho provato (e talvolta sono riuscito) a seminare in questi anni nella vostra UP grazie all'impegno e alla disponibilità di persone sia adulte sia giovani spero possa portare molto frutto e questo frutto rimanga. Il progetto educativo degli oratori non è infatti giunto a compimento a parer mio: siete solamente davanti a una svolta, svolta che significherà maggior diffusione di disponibilità di voi parrocchiani per non far ricadere il peso sempre sui soliti di cui non faccio nomi per paura di scordarmi di qualcuno.
Gli oratori della vostra UP hanno età, target e mission differenti fra loro per cui vi prego di non attaccarvi mai al "si è sempre fatto così" ma abbiate la cacapicta di evolvervi tenendo il passo coi segni dei tempi e dello Spirito: questo è stato il segreto del mio servizio in mezzo a voi.
È la Paola infatti che deve guidare il vostro discernimento come popolo di Dio, e questa Parola si incontra sia nelle Scritture e Sacramenti che nei poveri, che per l'oratorio significa le giovani generazioni presenti sul territorio delle vostre parrocchie, in particolare nei più svantaggiati.
L'oratorio checché se ne dica è oggi uno strumento quanto più attuale ed efficace per una nuova opera di evangelizzazione dei nostri quartieri perché parla di Dio attraverso le cose che piacciono ai ragazzi e a quelle che corrispondono ai loro doveri (compiti e servizio di volontariato). Come già detto, per me l'oratorio assomiglia alle strade che portano ad Emmaus: si corre il rischio di incontrare il Signore, anche se può essere che non venga riconosciuto come tale. Ma un ricordo di un cuore sereno e pieno di vita tornerà ad accendere una domanda in riferimento alla fede? Io credo di sì!
Scrivo le ultime righe per dire che se volete capire più cose sull'oratorio potete rileggere tutti gli articoli che ho scritto in questo blog come traccia di discernimento.

Una caldo abbraccio e un sorriso
Ciri


PS - Inoltre se qualcuno volesse mantenersi aggiornato su letture educativo scritte da me potrete comprare il mio libro che uscirà però a Natale 2020 oppure seguire il mio blog personale "cirincamminiamo.blogspot.com"





martedì 30 luglio 2019

Grest 2019: tra pentole e noci di cocco

Non c'è che dire: anche questa è stata una prima parte di estate all'insegna dei grest!
A giugno siamo partiti a Regina Pacis mettendoci alla prova coi fornelli. Abbiamo cercato di trovare la miglior ricetta per vivere alla grande e ne abbiamo combinate di tutti i colori. Ci siamo messi all'ascolto sella Parola di Dio e abbiamo provato a metterla in pratica in un clima di fraternità, fra coetanei e fra bambini e animatori: questa è la ricetta dell'oratorio.
A luglio abbiamo fatto tanta strada per giungere addirittura nella savana: in realtà siamo stato bravi perché l'abbiamo portata da noi, e precisamente a San Bartolomeo (la Sabavana) e a Spirito Santo (la Giungla dello Spirito). Qua abbiamo ripensato al valore dell'amicizia vera, di una guida che ti accompagna nel corso della vita, e spronati dalla Parola abbiamo capito come queste si sono realizzato nella vita di Gesù.
Come ogni grest, tutto ciò è stato vissuto nella dinamica dei giochi a squadre e del gioco libero, dei laboratori e delle gite, nonché nei momenti di preghiera e di riflessione.
Grazie all'impegno degli animatori, i ragazzini delle nostre parrocchie e non solo hanno trovato un piccolo punto di riferimento credibile nella Chiesa oltre a un suo volto giovane e simpatico.
Solitamente i grest sono fra le cose che più un ragazzo si ricorda delle esperienze fatte con la parrocchia per cui dobbiamo essere sempre più in grado di spendere energie fisiche e progettuali affinché approfittiamo di questi eventi per evangelizzare come meglio possibile.

Ciri






giovedì 16 maggio 2019

LabOratorio di Teatro: il percorso


Ciao a tutti!
Questo articolo lascia la parola ai tre animatori che hanno reso il percorso del LabOratorio di Teatro non solo possibile ma addirittura indimenticabile. Da quando sono arrivato nessun LabOratorio è stato più coinvolgente, più educante, più significativo. Complimenti a questi tre studenti delle superiori che hanno saputo trovare l'equilibrio per poter accompagnare un gruppo di 13 ragazzini alla scoperta dell'arte del teatro.

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Essere animatrice del LabOratorio di teatro per me è stata una grossa crescita personale: vedere ragazzi di età varie che collaborano per uno stesso fine,cioè divertirsi e mostrare alle altre persone il loro lavoro da attori,mi ha fatto pensare che noi "grandi" abbiamo poche volte il loro stesso entusiasmo quando per esempio vediamo un nostro amico o quando ci impegniamo in qualcosa che magari non ci convince del tutto...i ragazzi infatti inizialmente erano impauriti dall'idea di non riuscire a portare a termine lo spettacolo, ma alla fine, grazie al lavoro di squadra, siamo riusciti a divertirci e a portare il nostro pensiero sul palco. Da animatrice sono molto fiera di loro e felice del risultato!!
Grazia Reverberi, 17 anni


Il corso di teatro è stata un’esperienza nuova, stimolante e particolare. Ho avuto l’occasione di seguire un gruppo di ragazzi costantemente per mesi, cercando di coinvolgerli e farli divertire, insegnandogli però anche qualcosa. È stato difficile per certi versi, un po’ perché con i bambini ci vuole tanta pazienza e un po’ perché bisogna organizzarsi sempre prima per riuscire a fare qualcosa di bello. Alla fine però è stato un bel percorso, spero anche per i bambini, che mi sono sembrati davvero tanto felici e mi fa molto piacere,
Gaia Galdi, 17 anni

Dopo aver deciso di dar vita a questo progetto non sapevo assolutamente come approcciarmi al corso. Sono stato animatore nel grest di Regina Pacis, ma senza mai aver affrontato un'esperienza dal genere davanti alla quale mi sono trovato spiazzato.
Questo progetto nasce come un'iniziativa gratuita (non si intenda il significato monetario), nato dalla voglia di mettersi e far mettere in gioco. Voglia di rendere protagonisti e far emergere. E a questo fine non c'è attività più adeguata del teatro, dove ognuno è protagonista e padrone, così della scena, come dell'attenzione del pubblico. 
Alla fine del percorso tutte le nostre sono state ripagate dagli stessi bambini, una vittoria che non si traduce soltanto nella riuscita dello spettacolo finale, bensì in un processo che ci ha permesso di relazionarci con loro e scoprirli. Credo che il sorriso di una bambina dopo essere stata applaudita sia una moneta senza valore.
Simone Persichella, 17 anni


venerdì 8 marzo 2019

Non solo numeri 2018


Premessa

Quelli che vado ad esporre sono dati relativi al periodo compreso fra gennaio e dicembre 2018. Essendo quello degli oratori un ambito che viaggia dal non formale all’informale non è possibile per tutte le attività svolte stabilire con precisione i relativi dati numerici ma con questo report si va a dare un quadro quanto più realistico del mondo oratoriano dell’unità pastorale di Santa Maria degli Angeli.


Non solo numeri

Di fondamentale importanza è entrare in profondità a quanto si va scrivendo, cercando di cogliere che dietro a ogni singolo numero si nascondono volti, nomi, identità che hanno fatto la differenza nel dar vita agli oratori. È giusto e molto utile a tutti tracciare un resoconto che ci dica quantitativamente cosa è stato fatto in oratorio nel 2018 ma allo stesso tempo bisogna ricordarsi che trattasi solo della punta dell’iceberg: il grosso rimane in profondità e ai più (purtroppo) inaccessibile. Quelli che andrò ad esporre, in buona sostanza, non sono solo numeri.

Numeri da unità pastorale
Tempo dedicato
Nel corso dell’anno 2018, comprendendo dunque sia il periodo estivo che il resto dell’anno, sono stati attivatati 4 oratori: Regina Pacis, Roncina, Codemondo e San Bartolomeo. L’insieme di queste realtà ha permesso di tenere aperti gli oratori per un totale di 1082 ore.
In dettaglio sono state offerte 285 ore di accompagnamento nei compiti, attività che (come scritto nel progetto educativo “Egli entrò per rimanere con loro” presentato nell’aprile 2018) va ad incidere sugli obiettivi della responsabilità (saper affrontare le sfide della vita) e della condivisione (allenarsi al dono di sé).
514 ore sono state invece quelle messe a disposizioni per il gioco, importante per la sua valenza di socializzazione (non concentrarsi solo su sé stessi) e di condivisione. È il momento più informale delle attività oratoriane e questa caratteristica permette agli interessati di sentirsi liberi di esprimersi, offre opportunità di apprendimento, influisce su diverse aree della personalità (motoria, cognitiva, affettiva, sociale).
I momenti di riflessione, preghiera, formazione e sensibilizzazione hanno preso un ammontare di tempo pari a 127 ore. Tempo significativo, quotidiano come la recita e talvolta meditazione della preghiera semplice di san Francesco o alcune di Madre Teresa prima di andare a fare i compiti, settimanale come le riflessioni più approfondite su un tema, oppure tempo di qualche settimana in cui si è approfondita la figura di don Bosco, uno dei padri degli oratori. Ciò che in realtà si è cercato di trasmettere ai ragazzi (di ogni provenienza religiosa e culturale) è di diventare preghiera vivente, ovvero una parola di Dio nel modo di comportarsi (dal momento del gioco a quello dei compiti, dal servire la merenda ai compagni all’ascolto degli altri e dell’Altro). È in questi momenti che si respira ancora di più la valenza educativa dell’oratorio come cantiere di dialogo interreligioso e di pace fra i popoli.
Infine i laboratori (chitarra, cucina, sport, meccanica di bici, di manualità, …) hanno preso un totale di circa 93 ore. In particolare attraverso questi percorsi l’oratorio si fa scuola di talenti, non come i talent show che tanto spopolano in tv in cui alla fine si riconosce il talento di uno al si sopra degli altri. Scuola di talenti perché si fanno emergere eventuali passioni, interessi, abilità che poi potranno essere coltivati in ambiti più specifici. L’oratorio ha il compito di avvicinare il ragazzo ad una pratica offrendo i primi passi al fine di conoscersi meglio e portare molto frutto trafficando il suo talento con quello degli altri.
Persone
Nel 2018 sono stati incontrati circa 320 ragazzi che hanno frequentato uno o più attività fra quelle proposte. Trattasi di ragazzi che vanno in particolare dalla I elementare alla III media con alcune eccezioni che riguardano i primi anni delle superiori.
Questi ultimi, tuttavia, diventano invece numericamente importanti quando vestono la maglietta dell’animatore: essi, infatti, sono stati circa 90 che (soprattutto in estate ma non solo) si sono messi a servizio dei più piccoli, scoprendo qualcosa di nuovo per loro e in loro e trafficando le competenze (relazionali, comunicative, animative).
Pochissimi adulti, poco più di una decina, sono stati di fondamentale importanza in particolare per quanto riguarda l’accompagnamento allo studio dei ragazzi. Anch’essi non solo hanno trovato un ambito in cui poter donarsi ma anche un ambito in cui ritrovarsi come persone e come comunità.
Di positivo e notevole impatto sono stati i tre giovani universitari che hanno trascorso un anno di vita comunitaria a Codemondo dentro al progetto “missione a km zero”, dedicando almeno uno o due pomeriggi alla settimana di servizio in un oratorio, apprendendo l’arte del fare famiglia fra ragazzi.


Oratorio di Regina Pacis

Ore dedicate
Passiamo ora a dare uno sguardo veloce (ma non troppo) alle singole realtà oratoriane. L’oratorio di Regina Pacis ha offerto 531 ore di proposte sul campo tra estate e inverno. Proposte che possiamo ricondurre in particolare al gioco (266 ore), all’accompagnamento ai compiti (136 ore), alla riflessione e alla preghiera (49 ore), ai laboratori (47 ore).
L’inverno ha dato vita alla maggior parte della attività, pari a 409 ore: gioco in cortile (224 ore), accompagnamento allo studio (126 ore), riflessione e preghiera (28 ore) e LabOratori (28 ore).
Persone 
I ragazzi che hanno fruito dell’oratorio nel 2018 sono stati circa 220. In estate frequentano l’oratorio circa 145 ragazzini (grest e CompiGrest). Durante l’inverno i bimbi delle elementari (III-IV-V) iscritti al “doposcuola” sono stati 33 mentre i ragazzi (specialmente delle medie) che frequentano il cortile sono stati circa 35.
Animatori durante il tempo invernale non se ne sono praticamente visti salvo qualche ragazzo di III media che è venuto ad aiutare nella fase compiti e alcuni progetti di Alternanza Scuola Lavoro. Durante il tempo estivo invece si sono fatti coinvolgere circa 60 ragazzi delle superiori. Tuttavia, alcuni ragazzi del cortile delle medie hanno fatto richiesta di poter aiutare al “doposcuola” e così sono stati accompagnati ad accompagnare questo processo.
9 sono stati gli adulti (quasi tutte donne) che durante l’apertura invernale hanno dato un notevole e decisivo contributo nell’accompagnamento allo studio.

Oratorio di Roncina 
Ore dedicate
L’oratorio di Roncina ha offerto 158 ore annue, suddivise in 98 invernali e 60 estive. In particolare sono stati attivati momenti ludici per un totale di 78 ore, percorsi di studio per un totale di 42 ore, tempi di preghiera e riflessione per un totale di 31 ore.
Persone 
Gli iscritti all’oratorio feriale sono stati 14 fra elementari e medie mentre durante il grest (due settimane di giugno) si sono iscritti in 33.
Le attività dell’oratorio hanno coinvolto 11 animatori che si sono spesi in parte solo in estate e in parte sia in estate che durante il resto dell’anno.

Oratorio di Codemondo
Ore dedicate
L’oratorio di Codemondo ha proposto 113 ore di proposte suddivise in modo equo fra tempo estivo (60 ore) e invernale (53 ore): accompagnamento nei compiti (22 ore), gioco (46 ore), preghiera e riflessione (18 ore).
Persone
I ragazzini (elementari e medie) che sono passi in oratorio fra estate e inverno sono stati 51.
Gli animatori qui e a San Bartolomeo non mancano: di fatto è lo stesso gruppo. Tra estate e inverno se ne sono contati 22.


Oratorio di San Bartolomeo

Ore dedicate
L’oratorio di San Bartolomeo ha proposto circa 280 ore di attività nel corso del 2018. La parte invernale (partita il 31 gennaio) ha permesso di offrire 230 ore di apertura: 75 per l’accompagnamento compiti, 105 di gioco, 20 di riflessione e preghiera e 11 di LabOratori (meccanico di bici e cucina). L’estate ha visto l’oratorio di San Bartolomeo protagonista del CompiGrest, ovvero il grest che si svolge le prime due settimane di settembre che da anche la possibilità di terminare i compiti delle vacanze dei ragazzi.
Persone 
Vale quanto detto per l’oratorio di Codemondo: un bel gruppo di animatori che anche durante l’anno (e non solo d’estate) ha svolto un servizio prezioso e umile quanto divertente che ha permesso a molti ragazzini di godere delle attività oratoriane.

martedì 5 febbraio 2019

La settimana di don Bosco

Cari amici, 
la scorsa settimana, e precisamente giovedì 31 gennaio, si è ricordata la memoria di san Giovanni Bosco, padre, maestro e amico dei giovani come i salesiani lo definiscono e a buona ragione. Bene l'idea era che nei nostri oratori si vivesse una settimana dedicata a questo santo ma a parte sabato 26 gennaio in cui sono state fatte delle feste a Regina Pacis e a San Bartolomeo, gli altri giorni a venire non si è riuscito a fare nulla perché il sottoscritto era malato. Pertanto la settimana è stata rinviata a questa ma non credo che a don Bosco dispiaccia troppo avere una settimana extra di festa. 
Premesso che ogni pomeriggio di oratorio noi cerchiamo di rivivere (seppur contestualizzato nel nostro tempo e nei nostri spazi) lo stile di Giovanni Bosco, in questa settimana ci impegniamo a immergerci di più nel suo spirito, partendo dagli aneddoti più importanti della sua storia. Per fare questo utilizzeremo diversi linguaggi, come lo stile oratoriano insegna: racconti orali, balli e bans, attività e giochi che ci faranno conoscere meglio questa figura educativa straordinaria.
Straordinaria perché? Perché ha saputo vedere compiersi il regno dei Cieli sotto una tettoia e dentro un cortile, stando gomito a gomito con tanto ragazzi poveri e soli. Soli perché se non erano orfani erano stati mandati in città a trovare lavoro, lasciando i genitori al paese. Poveri perché non tutti trovavano da lavorare e quelli che lo trovavano erano pagati una miseria per stare in condizioni igieniche e sanitarie molto ma molto precarie. 
Come fa ad accorgersene don Bosco? Beh, bisogna sapere che Giovanni non appena diventato prete chiede al suo padre spirituale, don Cafasso (uomo saggio e dal cuore magnanimo), di indicargli cosa fare: "Vai in città e guardati intorno" gli risponde la guida. E don Bosco così fa. Gira per Torino dove avrebbe potuto vedere dei bei corsi, straordinari palazzi, carrozze signorili eppure dove si soffermano i suoi occhi? Su tanti ragazzi ai margini della strada, scartati dalla società, lasciti andare come mele marce. Ecco dove nasce probabilmente l'oratorio: da uno sguardo che si sofferma sulle piccole cose di tutti i giorni e da un cuore che non riesce a cancellarne la speranza cambiare questi destini che sembrano già segnati. Cosa mancava più di tutto a quei giovani? Qualcuno che si prendesse cura di lui, che li aiutasse a prendere in mano la propria vita, a cercare il Signore anche nei luoghi più dimenticati. 
Ecco che da quel giro in città don Bosco comincia a girare per i cantieri di lavoro e farsi amico dei ragazzi, comincia a visitare il carcere minorile per farsi padre di molti disperati, comincia a invitare analfabeti di italiano e di spirito a venire a trovarlo alla domenica per insegnare un po' di catechismo, fare merenda insieme e giocare. 
Altro episodio fondamentale della nascita dell'oratorio è l'incontro con Bartolomeo Garelli, un ragazzo di quelli di cui vi parlavo prima, intercettato dalla scopa del sagrestano mentre stavo rubando qualcosa da mangiare dalla dispensa della parrocchia. Don Bosco, che aveva assistito alla fine di questa scena mentre si preparava a dire messa, fa chiamare quel "delinquente" e fa amicizia con lui. Bartolomeo da intimorito che era per la paura di ricevere una sontuosa sgridata fa la conoscenza di qualcuno che senza sapere nulla su di lui lo chiama "amico". Giovanni chiede a Bartolomeo cosa sapesse del catechismo ma niente; cosa sapesse fare ma niente... "Sai fischiare?", "Beh certo padre, almeno questo lo so fare". Ecco un altro scacco per far cominciare l'oratorio: partire sempre dalle risorse di ciascuno anche se dovesse solamente essere un saper fischiettare. Educare attraverso lo stile oratoriano significa aprire dei cammini e accompagnarli senza paura di dover avere dei risultati istantanei. D'altronde chi è a servizio nel campo dell'educazione sa bene che chi educa, chi evangelizza getta un seme e se ne prende cura, non sapendo i tempi in cui esso germoglierà e probabilmente senza vederne a pieno i frutti.
Tante cosa si potrebbero dire su Giovanni Bosco ma per ora mi limito a queste. Concludo solo dicendo che quando ieri ho chiesto ai ragazzi dell'oratorio cosa facesse don Bosco all'oratorio essi mi hanno risposto: "Pregavano, studiavano, giocavano e facevano merenda"; e quando gli ho chiesto cosa facciamo noi in oratorio hanno risposto: "Preghiamo, studiamo, giochiamo e facciamo merenda". Allora ho risposto loro che effettivamente è così anche se a onor del vero allora si pregavamo molto di più perché erano tutti cristiani mentre oggi la nostra preghiera ci permette di avvicinarci ma soprattutto nella misura in cui quella diventa una preghiera vivente attraverso ciascuno di noi. 
Sapete non è facile parlare di Dio a ragazzi provenienti da religioni diverse ma questo è possibile e a loro piace: vale la pena trovare i linguaggi giusti e mettersi in ascolto. Abbiamo la missione che ci bussa in casa: cosa faremo? Apriamo o respingiamo?
Buona settimana-extra di don Bosco a tutti!!

venerdì 21 dicembre 2018

Il presepe dell'oratorio

Cosa sia un presepe lo si imparano inverno dopo inverno durante i primi anni di vita. Mi ricordo ancora dell'emozione di quando la mamma ci portava in solaio (il luogo più statico e oscuro della casa) per prendere gli scatoloni contenti albero e presepe. Arrivati in sala si cominciava a rivoltare lo scatolone (rigorosamente per terra) e a prendere in mano gli stessi identici omaccini dell'anno prima per capire il loro (solito) ruolo, dove posizionarli (tanta fatica per poi trovarli costantemente sdraiati in orizzontale al primo traballio del tavolo)... 
Ogni tanto arrivava in mano un ppersonaggio "speciale": l'angelo che anche quest'anno avrebbe aleggiato sulla capanna, l'asino che avrebbe scaldato l'ambiente assieme al suo amico, i magi da allontanare perché i loro turno era l'ultimo degli ultimi, Maria e Giuseppe sempre in ginocchio davanti a una mangiatoia ancora vuota, Gesù che doveva essere nascosto perché la sua doveva essere l'entrata in scena più importante.
E così che dicembre dopo dicembre prendeva vita il presepe di casa mia.
Ma non mi ero accorto che ogni anno c'è un presepe che prende vita in ogni aspetto della mia vita, compreso l'oratorio. Già perché sono tanti i personaggi che vi rientrano e che lo anima affinché diventi casa di incontro per Dio e per l'uomo. Come? Nelle cose semplici di tutti i giorni, quelle normali come  nella nascita di un bambino. Natale (dice padre Ermes Ronchi) è la vita di Dio che entra nell'uomo. E l'oratorio non ha forse questo intento? Non è quel modo di stare insieme che crea i presupposti per sentirsi di nuovo creatura amata dal suo Creatore, grazie alle cure che in diversi modi si mettono in campo per i più giovani? 
Ecco allora che sono grato di essermi accorto del presepe che c'è in oratorio, nei nostri oratori, e la gratitudine è data anche dal sentirmi uno dei personaggi che lo arricchisce, che lo presente oggi qui ancora. Che bello sarebbe riuscire a cogliere l'oratorio come un'occasione per fare esplodere il Vangelo!

"Se coi catechismi si piantano i semi dell'educazione religiosa, questi medesimi hanno bisogno di molte cure perché giungano a mettere buoni frutti" 
(don Antonio Riccardi, 1831)

Buona Natale a tutti!




Ciri

lunedì 17 dicembre 2018

San Bartolomeo: un esperimento di comunità

Quest’anno è iniziata una nuova esperienza a San Bartolomeo! Dal 27 ottobre, ogni sabato di catechismo, a fine incontro, i bambini si fermano fino alle 18 per giocare insieme e dare ancora più vita a quella esperienza di oratorio che stiamo cercando di costruire all’interno dell’unità pastorale.

In questo piccolo spazio in cui una ventina di bambini possono divertirsi ed educarsi allo stare insieme, riusciamo inoltre ad assistere ad una bella esperienza di integrazione tra le nostre parrocchie: a seguire i bambini sono infatti Alex (il sottoscritto) di Regina Pacis e Andrea di Roncina, due educatori che hanno deciso di uscire fuori dal nido parrocchiale per mettere le mani in pasta in una realtà concreta di unità pastorale.

Questo è solo un ramo nuovo di un più esteso progetto di oratorio e speriamo che, col tempo, possa crescere a livello di persone coinvolte e a livello di esperienze vissute. Attraverso gli oratori, infatti, si desidera tessere e ritessere il tessuto di comunità, tessuto fatto di relazioni dentro un cammino di discepolato. Gli abitanti di Codemondo e di San Bartolomeo, negli spazi parrocchiali di quest’ultimo, con la loro presenza al progetto oratori ci stanno dicendo che c’è voglia di comunità. Ricordiamo che oltre a come detto sopra il progetto prevede le aperture del martedì e del venerdì pomeriggio per i ragazzi delle elementari e medie che grazie all’energia degli animatori (ragazzi delle superiori sempre più numerosi) imparano a stare insieme da fratelli sia nelle cose più piacevoli quali il gioco sia in quelle più serie e impegnative quali lo studio e le riflessioni. Da notare che ogni due settimane al venerdì c'è un gruppo di ragazzini di IV e V elementare che fanno catechismo e il bello è dato dal fatto che oratorio e catechismo sono due realtà in dialogo, infatti la merenda è condivisa e qualcuno di quelli del catechismo ha cominciato a venire a vivere l'oratorio già dalla sua apertura anziché aspettare le 16.30.
Inoltre al mercoledì pomeriggio c’è uno spazio dedicato ai bambini della materna seguiti da due mamme, Chiara e Silvia, che sono riuscite addirittura a farli esibire in qualche canto di Natale lo scorso martedì davanti a una platea di genitori, nonni e zii. 

Insomma non si può dire che quest’anno a San Bartolomeo ci si riesca ad annoiare!

Alex Morini